la dama con l'ermellino

racconti di mistero e horror

In una lussuosa ed elegante casa viveva una ricchissima donna di nome Cecilia Gallerani che era sposata con il nobile Bergamini. La dama possedeva un ermellino candido con la coda folta e vaporosa regalatole dal marito per il suo compleanno. L'ermellino era la cosa che la dama amava di più dopo suo marito. Infatti la donna passava interi pomeriggi ad accudire il suo animaletto e questa cosa, nel villaggio vicino alla sua dimora, non era passata inosservata. Circolavano così tantissime voci su di lei, qualcuno diceva che era una strega e qualcun'altro diceva che era una pazza, ma nessuna di queste storie era vera.... solo dopo la sua morte si scoprì la verità....

Cecilia era una donna bellissima, i suoi lunghi capelli castano chiaro che le coprivano la schiena profumavano di fiori, i suoi occhi color nocciola erano dolci e sereni prima che incontrasse lui, Ludovico il Moro.

 

Cecilia quella mattina stava passeggiando lungo la via del mercato quando si accorse che c'era un uomo che la osservava. L'uomo era Ludovico il Moro, un potente signore della zona. Da qualche tempo a quella parte il signore cercava spesso di incontrare la donna per la vie della città.  Dopo un attimo di esitazione Ludovico si avvicinò e si mise a chiacchierare con lei.

Cecilia ascoltava disinteressata le parole del Signore e desiderava essere da tutt'altra parte, ma aveva paura di offenderlo e, siccome era una donna gentile, ascoltò il suo discorso, nel quale l’uomo si vantava di essere l'uomo più ricco della città. Alla fine del lungo discorso Ludovico le confessò di amarla e le chiese di sposarlo, promettendole ricchi abiti, ricchi gioielli e ogni genere di lusso. Lei, che era sposata con il conte Bergamini, rifiutò con gentilezza scatenando l'ira di Ludovico il Moro, il quale però non si diede per vinto; infatti egli per farsi amare regalò a Cecilia bellissimi abiti ricamati con fili d'oro e bellissimi gioielli luccicanti.  Cecilia però non cambiava idea e rimaneva fedele al marito.

Allora il Signore, deciso a sposare la dama a tutti i costi, decise di uccidere il conte. Così un giorno, mentre il conte era fuori per affari, mandò i suoi uomini ad ucciderlo; l'impresa riuscì. Quando la dama seppe della morte del marito rimase sconvolta. Non usciva più di casa se non per comprare del cibo e passava il suo tempo a piangere, non riusciva a capire chi potesse aver ucciso il suo amato sposo. In quei terribili giorni l'affetto che la dama provava nei confronti dell'ermellino aumentò moltissimo perché era l'unica cosa cara che le rimaneva. Qualche mese dopo la dama uscì per comprare qualche cosa da mangiare, vicino alla via del mercato, già sentiva l'allegro chiacchiericcio di dame e signori che proveniva dalle bancarelle, quando la sua attenzione venne catturata dalle figure di due uomini che si stavano dirigendo verso il mercato. Erano Ludovico il Moro e un suo servo; la dama cercò di sentire cosa stavano dicendo.

"Complimenti Francesco, stava dicendo Ludovico, avete fatto un ottimo lavoro con Bergamini"

" Ho fatto solo il mio lavoro, rispondeva Francesco  ridendo, vedrete che ora Cecilia si innamorerà di voi" e Ludovico:" Lo spero, adesso le chiederò di nuovo se mi vuole sposare". E dopo una fragorosa risata si avviarono verso la strada che conduce al mercato.

A Cecilia, quando udì queste parole, venne un tuffo al cuore e il suo viso divenne rosso per la rabbia.

Ma poi la rabbia lasciò il posto alla tristezza e i suoi occhi divennero gonfi e cominciarono a lacrimare. La dama corse subito a casa e scoppiò a piangere.

Arrivata a casa prese in braccio il suo ermellino e cominciò ad accarezzarlo e dopo un po’ si calmò. Cecilia,  scoperta la verità, si sentiva svuotata. La sua unica ragione di vita era il suo ermellino. Un giorno decise di farsi ritrarre in un quadro con il suo animaletto e si rivolse a Leonardo da Vinci, pittore famosissimo che in quel periodo era da quelle parti.

Così gli fece avere una missiva,  si accordarono per vedersi il giorno successivo a casa di Leonardo. La mattina Cecilia si svegliò presto per prepararsi, si vestì con i suoi abiti migliori ricamati e adornati con nastri e pizzi. Poi si mise una collana di perle nere molto lunga. Per finire mise un velo sottilissimo e trasparente sul capo, prese l'ermellino e si recò a casa di Leonardo. Il quadro risultò bellissimo e denso di significati, così lei aveva chiesto a Leonardo: l'ermellino rappresentava Bergamini e una grande mano ricordava quella di Ludovico il Moro,  la mano che aveva ucciso suo marito. Cecilia, nel quadro, non guardava avanti perché era indignata da quello che aveva fatto il signore.

 

Cecilia volle che il quadro venisse mandato a Ludovico, cosicché lui capisse che lei conosceva la verità.  E così fu, quando Ludovico vide il quadro restò senza parole e per la vergogna  si chiuse in casa.

 

La dama però non riuscì a sopportare il dolore per la morte di suo marito e si suicidò.

 

E così l' ermellino divenne il simbolo di Ludovico il Moro.

SARA LURASCHI

 

Nel 1400 a Cremona viveva una ragazza di nome Cecilia Gallerani, moglie del conte Bergamini. Lei era conosciuta da tutti come una ragazza colta e gentile, ma nascondeva in sé un animo malvagio. Cecilia un giorno si riunì con delle sue amiche  e venne a sapere che suo marito la tradiva con un'altra ragazza così decise di annullare il matrimonio.

 

Cecilia andò a vivere a Milano,perchè era la sua città natale ed anche perchè era innamorata di Ludovico il Moro.

 

Dopo alcuni mesi Ludovico organizzò una festa dove invitò anche Cecilia. Lei andò alla festa, si divertì e ballò con Ludovico, quando la legittima moglie  vide ciò si infuriò a tal punto che le usciva fumo dalle orecchie. Alla fine della festa dopo che tutti se ne furono andati, Cecilia incominciò a piangere, Ludovico la vide e le chiese perchè stava  piangendo; lei disse che non poteva più vivere a casa sua perche sua madre l'aveva lasciata per  la strada (stava mentendo!). Ludovico credette a tutto quello che aveva detto Cecilia, perchè  anche  lui era affascinato dalla sua bellezza, e  le propose di vivere nel suo palazzo, ma alle seguenti condizioni: lei doveva diventare la sua serva. Lei, pur di stare sotto il tetto di Ludovico, accettò.

Visto che era molto innamorata di Ludovico, architettò di uccidere la moglie di Ludovico per diventare sua moglie. Non sapeva come fare, ma le venne in mente una cosa un pò ambigua.

Il giorno seguente andò in un bosco vicino al palazzo dove pensava di trovare un animaletto malvagio.

Non trovò niente,  ma prima di andarsene vide un piccolo ermellino che aveva uno sguardo malvagio e lo portò con lei al palazzo. Lungo la strada del ritorno le venne la brillante idea di far finta che l’ermellino fosse stato regalato da Ludovico che intanto  era andato in guerra. Arrivata al palazzo, Cecilia donò l’ermellino alla moglie che se lo portò a dormire nella sua stanza.

Il giorno seguente Ludovico tornò a casa  e quando andò a vedere sua moglia la vide nuda, scuoiata, non aveva piu la pelle, si vedeva la carne viva, il sangue usciva e cadeva per terra creando una pozza di sangue. Ludovico stava per piangere, quando Cecilia venne da lui e gli disse che alla porta c’era Leonardo Da Vinci. Ludovico andò da lui e gli diede la brutta notizia, a Leonardo non importava della morte, ma era triste perchè non poteva fare il quadro che gli era stato commissionato.

Vide Cecilia e decise di fare a lei un quadro. Lei si preparò, indossò un bellissimo abito tutto rosso e blu e in testa aveva un bellissimo velo trasparente.

……….

Che sogno strano ho fatto! mi ricordo solo che ero una serva che viveva in un palazzo….

DIANA LUNGOCI

 

Al di la della montagna c’era un grande castello circondato da prati in fiore di mille colori e tonalità. Qui viveva Cecilia Gallerani, tanto bella quanto sola. Viveva con suo padre, uomo tutto d’un pezzo con una folta  barba bianca e due occhi  color verde prato e le sue dame di compagnia, perché la madre era morta quando lei era venuta al mondo. Lei veniva trattata come una principessa, non le mancava niente: solo un marito.

A chiedere la sua mano si presentarono in molti, perché era una donna ricca, colta, aggraziata, molto bella, ma a lei non piaceva nessuno di tutti coloro che la chiedevano in moglie.

Una mattina di primavera, con l’aria che profumava di rosa e col sole che splendeva nel cielo, suonò alla porta un giovane di nome Ludovico Sforza, detto il Moro. Aveva una coda di cavallo che gli scendeva sulla schiena, gli occhi azzurro cielo e un sorriso che incantava tutti coloro che lo incontravano per strada. Per i due fu un’amore a prima vista. Ludovico, per fare bella figura, le portò in regalo un’ermellino bianco latte, con due occhi di fuoco; lei subito  accettò il dono e lo invitò ad entrare.

Dopo qualche tempo che si frequentavano, Ludovico si dichiarò a Cecilia, e dopo pochi giorni i due si sposarono; egli era un marito perfetto ed ella una

moglie obbediente e sempre disponibile. I dueamandosi molto trascorrevano molto tempo insieme. Ludovico per il primo anno di nozze le promise che gli avrebbe fatto fare un ritratto dal mitico Leonardo da Vinci.

Un giorno Ludovico uscì dal castello in modo molto sospetto, Alberto, il padre di Cecilia, che l'aveva visto, andò a cercare la figlia per dirle che era preoccupato,  secondo lui suo marito tramava qualcosa; ella subito smentì le accuse del padre perché amava talmente tanto Ludovico che non poteva pensare che le nascondesse qualcosa.

Ludovico rientrò al castello molto tardi e Alberto lo aspettò; gli chiese dove fosse stato, cosa avesse fatto tutto il giorno in giro e se  stesse tradendo la figlia.

Lui subito si innervosì e gli rispose  che quello che faceva non erano affari suoi! Il Padre gli disse che non si fidava di lui,  girò i tacchi e se ne andò a letto.

La mattina seguente Ludovico uscì di nuovo dal castello con aria ancora più sospetta della volta precedente e Alberto lo seguì per vedere cosa tramava.

Egli era andato dal celebre pittore Leonardo! Egli era anche pittore, ingegnere, scultore e scienziato Italiano.

A quanto sembrava Ludovico aveva dato dei fiorini a Leonardo, ma anche un coltello molto affilato! Alla vista del coltello Alberto se ne andò a gambe levate, più veloce della luce!

Quando Ludovico tornò a casa, il padre di Cecilia gli raccontò quello che aveva visto e gli chiese spiegazioni, ma egli prese una pietra trovata lì per terra e gliela scagliò contro. Dopo aver commesso il delitto e  aver portato via il

cadavere, andò da Cecilia e le disse che la mattina seguente sarebbe andata da Leonardo che le avrebbe fatto un dipinto e aggiunse di farsi bella.

Quella mattina era piovosa, con delle nuvole grigie, c’era un forte  vento, Cecilia chiese a Ludovico se avesse visto suo padre, lui iniziò sudare e le disse con voce tremante che non aveva idea di dove fosse.

Cecilia era preoccupata per il padre, ma ora la sua vera preoccupazione era farsi bella per il ritratto, si mise  i vestiti più belli che aveva, anche se fuori pioveva. Indossò un vestito sfarzoso di colore rosso con ricami neri sulle maniche e una spaccatura blu che gli cadeva sulle braccia, non si mise gioielli ma solo una collana di perle nere arrotolata due volte intorno al collo  che le scendeva sul petto; in testa mise un grazioso velo di colore rosso-mattone e tenuto fermo grazie a un laccio  nero e sottile. La sera prima aveva pensato di portare con se il suo  ermellino bianco, perché ormai era la cosa più importante per lei, quindi  lo pettinò per bene e lo lavò.

 Ludovico accompagnò Cecilia da Leonardo e poi se ne andò per  sbrigare delle commissioni, così almeno disse.

Cecilia e Leonardo si  erano già incontrati una volta ma non si erano mai parlati, allora lei gli  chiese di parlargli di lui, ed egli le iniziò a raccontare tutte le scoperte e le   opere che aveva realizzato. Cose che a lei non interessavano, perchè era  interessata ad una macchia rossa che si vedeva sul pavimento davanti a  un armadio, e anche l’ermellino sembrava al quanto interessato.

 Durante una piccola pausa andò a vedere la macchia rossa sul  pavimento… Aprì la porta dell’armadio e urlò a squarcia gola…

Lì dentro  c’era il cadavere di suo padre. Leonardo alle sue grida si spaventò,  Cecilia gli si avvinghiò alla gola per strangolarlo e lui le disse che poteva spiegarle tutto. Le disse che non era stato lui ad uccidere Alberto, ma Ludovico il Moro, le spiegò anche che aveva un patto con lui che gli aveva dato mille fiorini e un coltello per ucciderla e impossessarsi del suo patrimonio.

Ma lui glieli aveva restituiti perché non era un assassino; allora  Ludovico era rientrato al castello dove Alberto l'aveva interrogato, era andato su tutte le furie,  aveva preso una pietra e l'aveva scagliata contro di lui, uccidendolo! Tutto ciò perché aveva  scoperto il suo segreto! Non sapendo cosa fare, aveva preso il cadavere e l'aveva portato da lui per nasconderlo.

Mentre Leonardo raccontava questa storia, Cecilia era un fiume in piena, piangeva a dirotto e un istinto di  vendetta saliva nel suo corpo; tornata al castello iniziò ad addestrare  l’ermellino per uccidere Ludovico che le aveva rovinato la vita. Ludovico da quel giorno non tornò più al castello e non si fece più vedere in giro, ma Cecilia lo cerca ancora. Non si darà pace finche non avrà avuto la sua vendetta!

ALESSIA PICCABLOTTO

 

Nel 1484 visse una bellissima ragazza di nome Cecilia Gallerani.

Dopo un infanzia difficile, a causa della morte di entrambi i genitori, venne cresciuta dalla sorella e poi data in sposa al conte Bergamini di Cremona.

Come regalo di nozze il conte le regalò un ermellino che lei amò dal primo momento.

Dopo un paio di mesi, il conte dovette partire per una guerra e lei si sentiva sola nel castello, nonostante la compagnia del animaletto.

Il castello era enorme, aveva 4 piani e 120 stanze, era interamente costruito in marmo rosa e aveva un grosso giardino con una piccola collina in mezzo, dove era piantato un pesco che in primavera emanava un profumo tale da riempire l' intero castello.

Venne l' estate con un caldo torrido e il pesco aveva dato dei frutti succosi dal sapore dolce, quando un giorno arrivò un messaggero che annunciava la sparizione del conte, Cecilia sconvolta dalla notizia si andò a stendere a letto e ci restò per un giorno intero senza mangiare ne bere.

Quando Cecilia uscì di casa dopo la tragica notizia, ormai il pesco era spoglio e per terra si vedeva un manto di foglie color fuoco.

Quella mattina uscì per andare al mercato, si mise un elegante vestito rosso con dei drappeggi azzurri sulle maniche e con dei ricami in oro, si mise anche una collana di perle preziose e un velo fermato da un nastro di seta nera, il velo lasciava appena intravedere i suoi capelli color nocciola.

Alle 10 in punto uscì con il suo ermellino e un cestino per mettere dentro i cibi acquistati; dopo essere andata a prendere la frutta, si imbattè in un giovane dai capelli color castano e gli occhi neri come la pece che non lasciavano trasparire emozioni.

Appena le passò di fianco Cecilia sentì il suo cuore uscirle dal petto e arrossì in viso. Tornata a casa trovo una lettera di Leonardo Da Vinci che le chiedeva se la settimana seguente sarebbe potuto venire a farle visita, lei era così ricolma di gioia che prese subito carta e calamaio e incominciò a scrivergli che le avrebbe fatto molto piacere vederlo.

La settimana seguente arrivò Leonardo, i due si sedettero ad un tavolo e parlarono delle sue nuove scoperte, finchè ad un certo punto, non sapendo di che parlare, Cecilia gli disse del giovane visto al mercato.

Lui, riconosciuto il giovane, le disse che si trattava di Ludovico il Moro e che se voleva poteva dirle dove abitava in modo da potergli spedire una lettera. Cecilia annuì convinta e appena tornò a casa scrisse una lettera a Ludovico, presentandosi e chiedendogli di incontrarsi il giorno seguente a casa sua.

Come richiesto il giorno seguente si incontrarono e parlarono per ore intere, i giorni passarono e i due diventavano sempre più amici, fino a che un giorno Cecilia andò da Ludovico che aveva degli abiti nuovi. Cecilia, dopo averli scrutati a fondo, ne fu certa Ludovico, non doveva averli puliti bene perchè gli aloni del sangue erano ancora visibili, erano i vestiti indossati alla partenza dal marito.

 

Ludovico uscì dalla stanza con un'aria molto strana, poi si sentirono dei passi e una voce calma, come se lo avesse fatto altre volte, disse: “non ho avuto scelta sapevi troppo”.

Poi il vuoto e il freddo del pavimento bagnato di sangue, Cecilia si accorse di essere sul punto di morire.

CHIARA GENTILE

 

La dama con l'ermellino era una nobildonna di nome Cecilia Gallerani, sposata con un uomo di nobili origini e con un figlio di nome Costantino. Viveva, con la sua famiglia e la servitù, in un bellissimo castello, sulla cima di una collina, da cui si vedevano sia il mare che le montagne.

 

Era una donna colta e affascinante, con dei bellissimi capelli lisci di colore bruno e degli occhi blu come il mare. Usava solo abiti riccamente decorati e di colore rosso, perchè questo era il suo preferito.

 

Amava gli animali, in particolare gli ermellini; infatti ne aveva regalato uno al figlio per il suo quindicesimo compleanno, bianco come la neve, con occhi rossi come il fuoco.

 

Frequentava l'ambiente degli artisti e conosceva molti scultori e pittori; in particolare  era amica di Leonardo da Vinci, famoso per le sue numerose abilità.

 

Per il diciassettesimo compleanno del figlio Costantino, Cecilia diede una festa in maschera al castello, dove invitò tantissime persone. Prima fu offerto un banchetto composto da venti portate, che terminò con un'enorme torta alle fragole; poi fu organizzata una caccia al tesoro nel giardino del castello, con ricchi premi per il vincitore.

 

Al termine, tutti gli invitati rientrarono nel castello per le danze e Costantino si allontanò per cambiarsi d'abito.

 

Passarono venti minuti, ma il ragazzo non era ancora tornato; la dama decise quindi di andarlo a cercare in camera sua. Quando aprì la porta, trovò il figlio disteso a terra, con una mano sul cuore. Disperata, chiamò aiuto e accorsero il marito e un ospite che faceva il medico, il quale provò a rianimare Costantino ma non ci riuscì e dovette comunicare ai suoi genitori che era morto.

 

Cecilia si chiuse nel suo dolore e non uscì dalle sue stanze per un intero anno, per paura di affrontare il mondo da sola, senza più la gioia della vicinanza del figlio.

 

Nell'anniversario della morte di Costantino, Cecilia finalmente uscì per recarsi presso l'abitazione di Leonardo da Vinci. Al vecchio amico chiese di farle un ritratto insieme all'ermellino, l'animale di compagnia dell'amato figlio perduto. Leonardo acconsentì alla sua richiesta ed iniziò a recarsi tutti i giorni presso il castello della dama per ritrarla. Ci vollero quattro mesi perchè il ritratto fosse ultimato e sia la dama che Leonardo furono molto soddisfatti del risultato ottenuto.

 

Il quadro venne collocato al centro del salone delle feste, la stanza più grande e importante della casa, sopra un camino di marmo. Ogni giorno la dama sedeva sul divano davanti al camino e passava ore ad ammirare il suo ritratto con l'ermellino, ricordando così tutti gli episodi della breve vita del figlio e riacquistando un po' di serenità.

 

La situazione però era destinata a precipitare; due mesi dopo, infatti, Cecilia al suo risveglio si recò come d'abitudine nel salone a vedere il quadro ma non lo trovò. Iniziò ad urlare, chiedendo aiuto e si diresse verso il giardino. Quando aprì il portone e varcò la soglia, sentì qualcosa sotto i suoi piedi.

 

Abbassò lo sguardo e vide il suo amato ermellino tutto imbrattato di sangue, morto. Inorridita, tornò in camera sua, prese dallo scrittoio il tagliacarte e si pugnalò al cuore, incapace di superare il dolore per la morte dell'animale, ultimo legame con il figlio precocemente deceduto.

ALESSANDRO BERTOLETTI

 

Quel giorno lo ricordo molto bene, mi ricordo che era una giornata buia e il cielo era invaso da chiazze nere.

La pioggia tintinnava sul tetto e scivolava al suolo.

Il pittore da tutti chiamato Leonardo con mano ferma finiva gli ultimi ritocchi del mio ritratto, ed ero andata nel suo laboratorio per ritirarlo.

Nel piano sopra il laboratorio sorgeva un’ osteria.

Chiesi alla donna dietro il balcone di mostrarmi dov’ era il pittore, mi mostrò le scale senza parlare.

Silenziosamente scesi le scale e dinanzi a lui posava una ragazza assai bella, non si poteva negare.

Il suo sguardo si posò subito su di me, aveva un’ aria scocciata come se avessi interrotto per l’ ennesima volta qualcosa di importante.

Leonardo si girò e disse:<<Oh Belle! Venite pure, il vostro quadro è pronto!>>, si alzò dallo sgabello dove sedeva per dipingere.

Si alzò e io lo vidi, il ritratto più bello che io avessi mai visto, la pelle rosea e giovane della ragazza, il candido manto dell’ ermellino, era perfetto.

Leonardo arrivò con il mio dipinto  lo girò e me lo fece vedere, la ragazzina disse:<<Davvero divino Leonardo, come tutti i tuoi dipinti, certo è possibile che alcuni vengano peggio di altri, ma non si può dare la colpa al pittore se non è bello il soggetto>> e mi lanciò un’ occhiata infuocata.

Io presi il quadro, copertolo con un telo lo portai a casa, lo misi su un cavalletto e iniziai ad oservarlo molto attentamente; non mi piaceva, proprio per niente così presi un coltello e lo affondai nella tela, facendogli delle incisioni.

Il giorno dopo andai da Leonardo con il dipinto rovinato e gli dissi che qualcuno di notte si era imbucato a casa mia e aveva rovinato il quadro.

In quel momento Cecilia arrivò e disse:<<Leonardo eccomi qui…allora hai mandato via quella “Belle”, sai che io non la sopporto quella!>>

Arrivata in fondo alle scale le dissi:<<Salve Cecilia>> e lei:<<Oh siete qui…>>; io risposi:<<Sì sapete, qualcuno nella notte si è imbucato a casa mia e ha rovinato il mio quadro, ed è assai curioso che il vostro ermellino sia sporco di pittura…>>

Lei arrossendo disse:<<In verità si è sporcato con la terra qua fuori>>.

Io le restituii l’ occhiataccia che mi aveva prestato ieri e Leonardo disse:<<Bene quindi ora sappiamo chi è il colpevole…quindi fuori di qui…Cecilia via da qui!>>, lei con il suo ermellino  salì velocemente le scale.

Leonardo disse:<<Sono veramente mortificato Belle, ma provvederò subito a rifare il quadro identico>>; io gridai:<<No! Cioè volevo apportare qualche modifica, ad esempio, vorrei lo stesso animale che aveva Cecilia…>> lui annuendo iniziò a prendere appunti.

 

Qualche mese l'opera dopo l'opera era pronta, anche se mi sembrava troppo poco il tempo per finire un dipinto così complesso, inoltre non mi aveva mai chiamato per avere uno spunto, ma Leonardo è un genio dell’arte e solo uno sciocco ne dubiterebbe.

Scesi le scale e Leonardo mi accolse con gran felicità, prese il dipinto, gli tolse il telo che lo copriva e ancora quelle guanciotte rosee e quell ermellino riapparivano. Io, credendo si trattasse di un errore, dissi:<<Leonardo avete sbagliato quadro>>; lui lo guardò e tranquillamente rispose:<<No, voi avavate chiesto un ritratto con un ermellino, un velo e una posa a tre quarti ed eccolo qua!>>. Io mi alzai in piedi e iniziai ad urlare:<<Sì ma questa non mi pare che sono io!>>, lui disse:<<Beh mi pare ovvio, ma peccato che il mio messaggero mi ha riferito tutto riguardo ai quei tagli, siete stata voi a farli vero?>> Io impallidii e poi dissi:<<Di che state parlando?>> Lui ridendo disse<<Oh non fate finta di niente, ho un testimone!>>.

 

Io afferrai un coltello e tenendolo dietro la schiena dissi:<<Sì…ma chi crede più ai morti?>> Così afferrai il coltello e glielo infilai nel petto.

 

Cecilia, che attendeva al piano di sopra, corse giù per le scale e senza neanche lasciarla guardare tolsi il coltello dal corpo del pittore e la trafissi, lei cadde in  una pozza di sangue che si espandava sempre di più.

 

Prima di sparire per sempre dalla circolazione presi il manico del pennello e sul quadro incisi

LA BELLA FERRONIERE.

Ora vago per praterie, monti e lande alla ricerca delle prossime vittime,  guardati in giro il prossimo potresti essere tu!

 BEATRICE MARVULLI

In periferia di Milano, in un luogo di campagna quasi incantato viveva una nobile donna, Cecilia Gallerani. Viveva in questo luogo magico e sembrava una fata, era invidiata da tutte le donne del palazzo e del paese, era anche molto bella, garbata e dolce; le altre donne le auguravano il peggio quando in realtà si meritava il meglio. La dama con l’ermellino, nel famoso quadro di Leonardo da Vinci è lei.

Cecilia un giorno si ammalò, la sua malattia durò solo pochi giorni, ma capì che aveva paura di morire e decise di lasciare agli altri un suo ricordo, allora una fresca mattinata di primavera, con i fiori rosa, rossi gialli o azzurri già sbocciati e il sole alto, decise di farsi dipingere in un quadro da Leonardo da Vinci.  Pochi mesi dopo, appena il quadro fu finito, lo inaugurò a una vesta dove inaspettatamente incontrò una misteriosa ragazza, con  i capelli lunghi neri e gli occhi color nero puro; era vestita da uomo. All’inizio preferì tenerne le distanze ma col tempo si conobbero meglio e diventarono buone amiche. Purtroppo! Quella donna si chiamava Giulia e possedeva quella magia nera che doveva sfogare in qualche direzione. Allora la usò su Cecilia e la trasformò sempre più in una donna meschina, arrogante, egoista e malfattatrice.

Più lei cambiava e più il quadro si modificava,  il volto si trasformava e stranamente si sporcava. Il quadro era la cosa a cui lei teneva di più. Lei voleva fermarsi, ma non riusciva. Cominciò a ingerire sostanze dannose e nocive all’organismo e il quadro peggiorò, la sua immagine era più orrida che mai. Si accorse che IL QUADRO STAVA CATTURANDO LA SUA ANIMA. L’ermellino era rimasto però puro, bianco e tenero.

Arrivò il giorno del compleanno di Leonardo da Vinci che volle il quadro per mostrarlo ai suoi genitori, ma Cecilia, in panico, in un giorno di maggio in cui c’era una tempesta torrida e l’acqua aveva fatto straripare un naviglio appena costruito, arrivò a casa di Leonardo e... lo uccise buttando il suo corpo nel canale straripato. Decise di scappare, di abbondare i problemi per dimenticarli e partì. Prima però  tornò a casa, vide il quadro, sopra c’erano delle macchie di sangue, allora partì per Bergamo, dove aveva una proprietà. Lì incontrò il conte Bergamini, il figlio di cui la sua amica Giulia aveva tanto parlato. Se ne invaghì, allora diede una festa e lo invitò. Gli chiese perché era partito e perché aveva lasciato sola sua mamma. Lui le spiegò che sua madre era una strega nera, che si impossessava dell’anima delle persone attraverso le immagini e le rovinava.

Solamente l’unica cosa rimasta intatta nell' immagine originaria poteva far tornare tutto alla normalità. Lei capì tutto; quella sera stessa tornò a Milano per cercare quell’ermellino a casa del pover uomo che aveva ucciso. Lo trovò. Se lo strinse forte addosso e urlò: “Fa che tutto torni al giorno dell’inaugurazione del quadro.” Batté le ciglia e quando riaprì gli occhi si vide lì di fronte a Leonardo e lo abbracciò forte; pianse e corse alla festa, vide Giulia.

Chiamò senza esitare dei frati e la fece condannandare al rogo come strega. Loro la guardarono, aveva veramente l’aspetto di una strega, allora senza pensarci due volte, le tagliarono la testa e la bruciarono. Cecilia vide gli occhi della strega guardarla e le fece capire che se quel giorno non fosse scappata, sarebbe diventata una strega anche lei, ma ora era tornata ad essere ... una fata.

DAVIDE RADICE

Un cancello ostacolava la mia entrata, il vento scompigliava i miei
capelli, la terra era fredda, all’interno si intravedeva un castello; era
di colore grigio come un ferro di cavallo, si potrebbe dire che era enorme,
per me, che ero un misero contadino.
Il castello era circondato dal verde, da una distesa di erba e il cinguettio degli uccelli mi assillava.
Ero teso, il cuore mi batteva fortissimo, ero agitato, il vento mi
congelava, mi sfiorava la faccia, dovevo entrare. Misi la mano sul
cancello, era gelido, il cigolio per aprirlo mi strideva l’orecchio, una
distesa di terra si frapponeva fra il mio corpo e la porta del castello.
La camminata era interminabile, sembrava di attraversare l’oceano. Ero
arrivato, bussai sul portone di legno come la corteccia di un albero.
Sentii dei passi, una faccia misteriosa mi aprì, un uomo, era vestito con
un gilet, una camicia bianca e un cappello con una piuma d’oca. Gli dissi
che ero venuto per incontrare una signora, che in paese chiamavamo: la dama con l’ermellino.
Lui mi chiese perché volessi vederla; mi bloccai, non volevo dirgli il motivo. Dopo qualche secondo di silenzio, mi disse che era occupata, era a farsi fare un ritratto, dal celebre Leonardo Da Vinci. Me ne andai dispiaciuto, avevo visto solo una volta questa Dama, me ne ero subito
innamorato; quando la vidi passare, quasi svenni, il mio cuore si spense, la mia vista si sfuocò, le mie gambe non sostenevano più il mio corpo, fui attraversato da un scossa, dal capo al piede. Non sapevo cosa fare, cercai di capire chi fosse questo Leonardo, tornai quindi alla mia casa. Ero
stanchissimo, per arrivare fino al castello della dama, mi c’erano volute due ore di cammino, allora mi accasciai sul letto, chiusi gli occhi e mi addormentai.
Il giorno seguente, andai a informarmi chi fosse questo pittore famoso. Nel paese dove abitavo mi dissero che era uno scultore, costruttore, pittore e molte altre cose.
Ritornai a casa mia, ad un certo punto il maggiordomo che avevo incontrato il giorno prima venne a bussarmi alla porta e mi disse che la dama era ritornata a casa sua e che, se volevo, potevo andare a trovarla , accettai.
Mi portò con una carrozza, trainata da due cavalli, uno bianco e uno nero,
il maggiordomo mi fece la stessa domanda del giorno prima, cercai di cambiare discorso, chiedendogli se mi poteva dire il suo nome, lui rispose che si chiamava Enrico. Intanto eravamo arrivati, l’interno della casa era stupendo, decorato da quadri di molti generi, Enrico mi accompagnò nella stanza della dama.
Una ragazza di 20 anni; era bella come una ‘nevicata d’estate’ in
una giornata calda e afosa, snella, racchiusa in abiti maestosi, con
un ermellino sulle ginocchia, bianco come un oca.
Sentii le labbra sbattere, ero in panico, ero stato stupido a venire, non sapevo cosa dire!
Le chiesi come si chiamava, lei non rispose, mi offrì una tazza di te, mi sentivo escluso, un contadino come me a corteggiare una dama come lei. Mi chiese perché ieri ero andato da lei, le mie mani erano sudate, gli risposi la prima cosa che mi passò per la testa: gli dissi che ero andato
per farle un ritratto; la dama, appoggiando l’ermellino a terra, si alzò e mi disse di seguirla. Mi portò in una stanza, una sedia e una tela mi aspettavano, lei si sedette e rimase immobile. Ad un certo
punto arrivò Enrico e mi portò un pennello e dei colori liquidi. Era ora di iniziare a dipingere, una goccia di sudore scivolò dalla fronte sulla tela. Presi in mano il pennello, non resistetti alla tensione, di nuovo il silenzio fu interrotto dal maggiordomo, disse alla dama che era arrivato
Leonardo Da Vinci.
La ragazza si scusò con me, mi rispose che era successo un imprevisto e che si poteva fare per un’altra volta. Intravidi un uomo anziano, avrà avuto 50 anni, era Leonardo, mentre Enrico mi portò alla porta, sentii delle risate provenire dal salotto, ero gelosissimo. Capii che tra Leonardo e la dama c’era qualcosa; lui un uomo cinquantenne nobile e geniale, io un ventenne contadino... avevo poche speranze.
Il giorno seguente ricevetti una lettera con scritto che ci si poteva
vedere l'indomani, a casa sua; era stata mandata dalla dama. Decisi di andare all’abitazione di Leonardo Da Vinci; una casa di modesta dimensione, mi fece entrare, l’interno era circondato da ritratti e una tela coperta in mezzo alla stanza che mi incuriosiva.
Mentre Leonardo chiudeva il portone, alzai il telo e vidi il ritratto della dama; Leonardo mi chiese il perché di questa visita, gli dissi che volevo delle lezioni di pittura, lui mi portò in una stanza e iniziammo a dipingere. Dopo qualche ora, Leonardo andò un attimo in paese a prendere del
colore. Lo so che era sbagliato, ma lo dovevo fare, presi la mia tela e la scambiai con quella della dama; quando il pittore ritornò, con una scusa gli dissi che dovevo andare a casa mia perché non mi sentivo tanto bene, portai la tela della dama con me, coperta da un telo.
Tornai a casa, ero arrabbiato con me stesso, pensai al male che avevo
fatto, Leonardo ci aveva messo così tanto e io con un gesto gli avevo
portato via il lavoro.
Ormai era fatta, il giorno seguente presi una casacca e ci misi dentro il dipinto, andai al castello, la dama mi aspettava per la mattina; proprio quando dovevo uscire di casa vidi Enrico passeggiare per il paese, lo andai a salutare e gli chiesi il motivo della sua passeggiata, mi disse che era stato fatto un furto a casa di Leonardo.
Le mie labbra diventarono secche, diventai pallido come una porcellana, lo salutai e scappai in fretta dirigendomi dalla dama.
Entrai nel castello, la dama mi disse di andare nel salotto, non vedevo l’ora di vederla, solo a toccarla mi sentivo un re. Feci finta di disegnare, dopo due orette gli dissi che il quadro era quasi finito, allora scambiai le tele. Lo guardò.
La faccia sbalordita della Dama, gli occhi che sembravano parlare dalla felicità, le labbra spalancate al vento.
Ad un certo punto si avvicinò e nell’orecchio mi sussurro il suo vero nome, Cecilia Gallerani, quel nome, il solo sentirlo mi provocava una gioia immensa, mi diede un bacio, svenni quasi dall’emozione, pensavo di averla conquistata.
Tornai a casa, ero felicissimo. Sentii qualcuno bussare alla porta, aprii, era Leonardo. Mi chiese di mostrargli il dipinto che avevamo fatto ieri, tremavo, rimasi immobile come una statua, andai in camera, lui entrò in casa, nessuno si poteva contrapporre all’amore tra me e Cecilia, tenevo
sempre un coltello sotto il materasso, lo presi e con un colpo netto infilzai al cuore Leonardo Da Vinci, sentii il sangue sbattere sul legno.
Cosa avevo fatto!
Presi il corpo e lo gettai in un fiume. Il giorno dopo vidi tutta la gente attorno al fiume, c’era pure Cecilia con un uomo che non era Enrico, gli chiesi chi era, e mi rispose dicendomi che era suo marito!
GIUSEPPE DI LAURO

Il famosissimo ritratto di Leonardo Da Vinci, fatto alla splendente Cecilia Gallerani, meglio nota come "Dama con l'ermellino", é conosciuto in tutto il mondo per la sua bellezza e per la misteriosa storia della donna dal viso candido e dai vestiti ricamati. Infatti, chissà perché, sullo splendente quadro c'è il nome della "Bella Ferronière", quando invece si tratta di Cecilia? E, poi, perché si è scoperto da poco che sotto l'intrigante nero che ricopre il quadro, c'era una finestra? Chi mai ha voluto rovinare il quadro del mitico Leonardo?
Soltanto oggi, giovani lettori, questo mistero si svelerà, grazie a me Dannis Brown, scrittore e professore di letteratura e soprattutto ammiratore di questo bellissimo ritratto. Allora?....iniziamo!!!! Chiudete per un attimo gli occhi e viaggiate con me, oltre le infinite montagne, in una valle isolata e disabitata. Immaginate una bellissima casetta di mattoni, colorata di rosso, con le finestre rotonde e graziose tendine verdi. Tutt'intorno un miscuglio di fiori di varie tonalità rendono il paesaggio ancora più magico: rose rosse, primule giallastre, tulipani rosa, iris viola, gigli arancioni e graziosi nontiscordardimé azzurrini che spuntano dai fili d'erba freschi, ancora avvolti da piccole goccioline di rugiada. Qui viveva la nostra Cecilia, con il suo strano animaletto che stava sempre al suo fianco, un piccolo ermellino, dal pelo bianco e lo sguardo di fuoco. Quest'animale gli era stato regalato da bambina, da suo padre, e aveva un grande significato, infatti è descritto come un animale che esprime purezza e castità, simboli della nobile famiglia Gallerani, che un tempo era un ricca famiglia di Cremona.
Cecilia, infatti, aveva trascorso la sua infanzia, in un grande castello, situato in un'immensa distesa pianeggiante, vicino a Cremona.

Il castello, della sua infanzia, era come quello di una principessa, fatto di pietre che luccicavano al sole e che formavano stupendi raggi gialli. Tutt'intorno piante e alberi costruivano una specie di protezione vegetale e formavano graziosi grovigli verdi ricolmi di fiori, che si arrampicavano su sulle mura, fino a raggiungere le imponenti torri.
Qui viveva Cecilia insieme ai suoi genitori e al suo piccolo animale domestico. Cresceva bene e in salute e col passare degli anni diventava sempre più bella e buona.
La ragazza, aveva un carattere molto semplice ma a volte anche un po' sfacciato; attirava sempre l'attenzione delle sue coetanee perché essa, grazie al suo bel carattere e alla sua infinita bellezza suscitava molta attenzione tra i giovani del regno, che la trovavano bella e dall'animo gentile. Tra i suoi ammiratori c'era anche il conte Bergamini di Cremona, un'uomo molto bello e affascinante, dal carattere forte e a volte troppo sicuro di se, che da più anni faceva una corte serrata a Cecilia e fu proprio lui che il giorno del suo diciottesimo compleanno, fece dipingere dal celebre pittore Leonardo il nostro splendido quadro. Che però non durò molto.... Infatti, c'era una ragazza, chiamata Madam Ferron o anche "la bella Ferronière" che, venuto a conoscenza della ricchezza del giovane conte, lo volle sposare a tutti i costi. C'era quasi riuscita, finché non arrivò Cecilia e rovinò tutto e così si annullò il matrimonio. Allora la ragazza, per gelosia, rubò il quadro e cancellò, con il nero, lo sfondo, dove c'era dipinto, al di là di una finestra, il conte Bergamini, che fissava con occhi ammirati il suo grande amore. Dopodiché scrisse il suo nome sul dipinto, come vendetta e si tenne il quadro, che non fu mai più ritrovato dal conte, anche se lo cercò, per tutta la vita.
Ma non ci torna in mente qualcos'altro? Come mai Cecilia non è rimasta al castello, ma è andata a vivere in una valle sperduta?
La riposta alle nostre domande è che a Cecilia, in effetti, non interessava affatto il ricco conte, ma un giovane artigiano di nome Ludovico. I due si erano incontrati in un bosco, quando Cecilia stava facendo una passeggiata, e si sono subito innamorati, quando poi hanno saputo del matrimonio, hanno deciso di scappare per andare a vivere in una piccola casetta di mattoni, dispersa in una grande valle, dove nessuno li avrebbe mai cercati, così hanno vissuto meravigliosamente la loro magnifica storia d'amore.

ARIANNA GENESIO

Nel 1400 una ragazza di nome Cecilia Gallerani, che era nata a Cremona, si trasferì a Milano. Tutti in città la credevano una nobile, perché era vestita con degli abiti da regina, ma lei era una povera contadina, che, con i pochi soldi che riusciva a guadagnare, si comprava dei bei vestiti e non le rimaneva niente per mangiare.

Un giorno Cecilia andò al mercato e trovò un venditore di animali asiatici. Vide un piccolo ermellino in una gabbia; aveva gli occhi a mandorla color cioccolato, il pelo color neve e delle piccole zampine. I suoi occhi sembravano dire: “portami via con te”. Lei ci pensò un po’, poi decise di comprarlo e se lo portò a casa.

Sulla via di casa Leonardo, un suo amico pittore, la vide con i suoi abiti stupendi e con l’ermellino in braccio e le chiese se poteva farle un ritratto.

Lei accettò e qualche giorno dopo andò nel suo studio, dove il pittore iniziò il ritratto. Mentre posava per il quadro, Cecilia, che si annoiava un po’, guardava fuori dalla finestra e osservava le persone che passavano lungo la strada. Ad un certo punto passò un bellissimo uomo che la vide e le fece un cenno di saluto, ma lei visto che era timida non ricambiò. L’uomo, che era il Conte Bergamini, era rimasto vedovo da poco e quando vide Cecilia rimase colpito dalla sua bellezza e dall’ermellino che aveva in braccio, poiché era il simbolo della sua casata. Decise che sarebbe passato a trovare Leonardo per chiedergli informazioni sulla dama che posava per il dipinto.

Qualche giorno dopo il conte Bergamini andò nello studio di Leonardo per parlare con lui; lì vide quello splendido ritratto in cui Cecilia, vestita coi suoi fantastici abiti e con l’espressione molto seria, assomigliava molto alla moglie che era morta. Il conte Bergamini allora comprò il ritratto e lo portò a casa sua.

Un giorno Ludovico Sforza andò a trovare il conte Bergamini e vide il ritratto di Cecilia. Subito si innamorò della ragazza e chiese informazioni, ma il conte non sapeva nulla e gli disse di andare da Leonardo.

Ludovico lo fece e Leonardo gli disse dove abitava la ragazza, andò a casa di Cecilia e rimase molto colpito dal fatto che, nonostante nel ritratto la ragazza sembrasse molto ricca, in realtà era una povera contadina. Decise quindi che non le avrebbe chiesto di sposarlo perché lei era povera, ma che avrebbe fatto in modo che lei andasse comunque a vivere nella sua casa. Cercò allora di convincerla a diventare la sua cameriera, promettendole che, se lei fosse andata a vivere da lui, si sarebbe preso cura di lei; ma lei rifiutò perché Ludovico era arrogante e non le ispirava fiducia.

Lui allora per costringerla ad accettare la sua proposta entrò nella sua casa, mentre lei era al mercato e le rubò l’ermellino, lasciandole un messaggio in cui le diceva che se voleva indietro l’animaletto avrebbe dovuto andare a prenderlo da lui.

Lei andò da Ludovico che abitava in un castello in centro alla città, ma, dopo che fu entrata, Ludovico la fece rinchiudere nell’ala del castello in cui viveva, per costringerla a diventare la sua serva. Lei per un po’ resistette, ma alla fine dovette accettare di servire Ludovico perché lui si rifiutava di lasciarla andare.

Una sera Ludovico organizzò un ricevimento e invitò tutti i nobili di Milano, tra cui anche il Conte Bergamini. Durante la festa Bergamini vide Cecilia che serviva la cena agli invitati e si chiese come mai la ragazza facesse la serva per Ludovico, dato che anche lui credeva che lei fosse una nobile. Allora cercò un modo per parlare con Cecilia e alla fine riuscì ad andare di nascosto nelle stanze della servitù e a parlare con lei. Lei non lo conosceva e all’inizio si rifiutò di parlare con lui per paura che Ludovico si arrabbiasse; Bergamini allora le raccontò che aveva comprato il suo ritratto da Leonardo perché lei gli ricordava l’amata moglie morta. Cecilia rimase colpita dalla dolcezza del Conte e gli raccontò di come Ludovico l’aveva costretta a diventare la sua serva e di come lei non poteva ribellarsi perché era molto povera.

Il Conte allora la prese per mano e tornò con lei nella sala del ricevimento e davanti a tutti i nobili di Milano dichiarò che amava perdutamente Cecilia e che l’avrebbe sposata anche se era una povera serva. Poi si fece portare l’ermellino di Cecilia e tutti insieme uscirono dal castello; Ludovico non poté dire nulla contro il Conte perché questo era un nobile molto potente e lui aveva bisogno di averlo come alleato.

Una volta fuori dal castello Bergamini chiese veramente a Cecilia di sposarlo, perché si era innamorato della sua dolcezza.

All’inizio lei rispose di no, non si sentiva degna di sposarlo perché il conte era ricco ma alla fine accettò e dopo una bellissima cerimonia nuziale andò ad abitare con lui nel suo enorme e splendido palazzo.

Cecilia visse per tutta la vita felice nella sua nuova casa con il suo amato ermellino a cui avevano costruito una gigantesca e comodissima gabbia.

 Sara Commodaro

Cecilia Gallerani, meglio nota con il nome di Dama con l’ermellino, quadro che Leonardo Da Vinci dipinse tra il 1488 e il 1490,  in un primo momento potrebbe sembrare una giovane donna, nobile, molto curata e raffinata. Indossa infatti vestiti eleganti, di fattura molto complessa, probabilmente non di sua proprietà, conoscendo le condizioni di vita della sua famiglia; stringe inoltre tra le mani un piccolo ermellino dal pelo bianco e gli occhi di fuoco.

Ah! Scusate, non mi sono presentato! Io sono Edward Robinson, sono un critico d’arte e da più di vent’anni  sto indagando su questo quadro e su questa donna perché la sua storia non mi convince.

Alla fine dopo molte indagini sono riuscito a raggiungere l'obbiettivo e ora sono qui per svelare la sua storia.

"Lei si sposò, probabilmente per interessi politici, con il conte Bergamini di Cremona, era però molto attratta da Ludovico, il quale era molto bello, alto, simpatico e cortese con lei.

Lui la invitava a molte sue serate nel suo meraviglioso castello.

Solitamente le serate si tenevano nella stanza più grande del castello, decorata con splendidi mosaici e cupole maestose.

A queste feste prendeva parte anche il genio Leonardo Da Vinci, il quale era molto amico di Ludovico.

Ludovico però non aveva capito con chi aveva a che fare...

Una notte, quando rimase a dormire da Ludovico, Cecilia si svegliò e andò a rovistare tra i vestiti e i gioielli delle dame di corte, perchè era gelosa del fatto che loro giravano per il castello in modo vanitoso.

Trovò così abiti molto eleganti, raffinati e splendidi gioielli. Li nascose nel suo fagotto e la mattina seguente, con una scusa, tornò a casa sua.

Prima di uscire fu attratta da un bellissimo ermellino e così decise di portarselo a casa.

Ludovico però era un uomo molto astuto e infatti proprio in quella stanza aveva messo il suo miglior falcone per fare la guardia; l'animale  aveva visto tutto e con dei linguaggi in codice comunicò il fatto a Ludovico.

Lui non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere da Cecilia, ma fu costretto a fargliela pagare; tuttavia, siccome non voleva rovinare i suoi rapporti con Cecilia e soprattutto con Leonardo, decise di non  dire niente.

Il giorno dopo Cecilia aveva un appuntamento con Ludovico e Leonardo che doveva farle un ritratto.

Fu allora che Cecilia indossò gli abiti che aveva rubato, prese tra le braccia il suo ermellino e si avviò da Leonardo.

Leonardo compose il bellissimo dipinto. Alla fine la dama decise di andare a casa, ma Ludovico le sbarrò la strada e le chiese di restituire i vestiti e così fu.

Ludovico e Cecilia rimasero comunque in buonissimi rapporti e continuarono a frequentarsi per molto tempo".

 

Per molti questa verità può sembrare irreale o magari qualcuno è rimasto scioccato ma vi assicuro che questa è la pura verità.

FILIPPO DE GRADI

Laggiù, nella grande vallata di un territorio milanese, un grande castello emerge da tutte le altre inutili casette e casettine. E' imponente, affascinante ed ha un aspetto esteriore che ti invoglia ad andarci per forza. Non sarebbe potuta essere l’abitazione di chiunque, perciò chiesi al contadino lì di fianco , se sapeva di chi fosse. Mi rispose con due semplici parole, nome e cognome della ragazza: Cecilia Gallerani.

Avevo sentito parlare di lei,la ragazza più desiderata del paese, o forse di tutt’Italia. Indagai e scoprii la sua vera storia:

“Cecilia era una ragazza bellissima, ed era stata sempre protetta dai genitori. Aveva dei lunghi capelli dorati, due occhioni marroni e vestiva sempre come una dama. Tutte volevano essere come lei, ma nessuna ci riusciva. Aveva avuto sempre tutto quello che si può desiderare, soldi, fortuna in amore, genitori che la capivano e divertimento, finché i suoi genitori non morirono per vecchiaia.

Tutto ciò che le era rimasto di loro era un piccolo animale indifeso, un’ ermellino bianco. Da quel momento per lei l'animale diventò come un figlio ed iniziò ad essere sempre più solitaria, finché non incontrò un giorno, al mercato del paese che si svolgeva tutti i sabati, Leonardo Da Vinci. Leonardo era soprannominato “L’uomo dalle mani d’oro” , perché sapeva fare tutto. Iniziarono a parlare e Leonardo le chiese se poteva farle un ritratto, lei acconsentì e si accordarono di vedersi il giorno seguente nella dimora di Leonardo alle due in punto. Così il giorno dopo, come d’accordo, Cecilia si avviò per andare a casa di Leonardo. Si era vestita come sua madre nel giorno del matrimonio e portò con se l’ermellino. Arrivata bussò due volte e Leonardo andò ad aprirle; dopo averla accolta e averle offerto un po’ di vino la mandò in una stanza, in attesa che lui prendesse il materiale per dipingere.

Iniziò a dipingere col sottofondo di una musica strana, quella che si usa solitamente per le danze nuziali. In pochi giorni il dipinto era finito e Cecilia lo portò a casa sua, invitando Leonardo ad andare a vivere in una delle centodue stanze della sua dimora.

Gli aveva proposto di vendere il dipinto così da poter trarre un gran ricavo.

Il pittore annuì e portarono il dipinto nella maestosa dimora. Durante la notte il dipinto fu rovinato, non si sa chi dipinse lo sfondo di nero, nero come la pece. Leonardo e Cecilia vissero questo evento come un dramma e dopo questa disgrazia si uccisero per disperazione e di loro rimase solo il castello e il dipinto, ancora colorato di nero..”

La vera storia è questa e nessuno ancora, dopo mille anni, sa chi ha rovinato quel prezioso dipinto.

Elisa Amadori

Un giorno era a casa ad aspettare  suo marito per cenare insieme a lui e sapendo che stava arrivando cominciò a preparare la tavola.
Tutto era pronto, ma suo marito non arrivava. Passarono minuti, ma nessuno bussava alla porta, così incominciò a preoccuparsi, si vestì come sempre molto elegantemente e appena stava per varcare la porta qualcuno bussò.
Lei all'inizio tirò un sospiro di sollievo, ma subito dopo vide che alla porta non c'era suo marito, ma il messaggero della città, che senza fare troppi giri di parole le disse che suo marito era morto annegato nel fiume, insieme ad altri venti uomini, perché era caduto il ponte e, schiacciati dalle macerie, non sono riusciti a riemergere.
Lei rimase immobile, con gli occhi sbarrati, rossi e pieni di voglia di piangere, resistette giusto quell'attimo per sbattere la porta in faccia al messaggero e scoppiò in lacrime.
Non riuscì a capire più niente, era confusa, non comprendeva, ma dopo pochi minuti cominciò a farsi dei profondi tagli sulle braccia e sulle gambe.
Poi si tagliò i capelli e come se non bastasse cominciò a tirarsi sulle mani qualsiasi oggetto che trovava davanti a sé; il tavolo era diventato tutto a chiazze rosse, pieno di capelli sparsi di qua e di là e dagli spigoli cadevano fino a terra goccioloni di sangue che tintinnavano ritmati come un orologio, tic-tic-tic...
La mattina dopo, ancora distrutta dallo shock della sera precedente, con calma si vestì e andò nello stesso mercato dove andava ogni martedì mattina.
Vide una bancarella insolita, mai vista prima, che vendeva piccoli animali molto strani.
Si fermò per un attimo lì davanti, si sentiva fissata,ma gli unici occhi che riusciva a sentire che gli stavano addosso erano quelli di un animaletto piuttosto strano che le faceva molta tenerezza perché era rinchiuso in una minuscola gabbietta dove non si poteva nemmeno girare, così non ci pensò due volte e lo comprò non sapendo che poche bancarelle più indietro c'era il famoso Leonardo da Vinci che con aria sospettosa la stava pedinando per tutto il mercato.
I giorni seguenti le voci che giravano su di lei dicevano che era una pazza e sadica autolesionista, quindi tutti le stavano lontano; così trascorse i giorni a seguire chiusa in casa ad accarezzare il suo nuovo ermellino, che reputava divino per il suo colore dorato.
Un giorno le arrivò una lettera proprio da Leonardo da Vinci che chiedeva se verso pomeriggio volesse andare a casa sua per conoscersi meglio e soprattutto, sul finale della lettera, chiedeva se fosse disponibile ad essere ritratta con il suo nuovo animale molto raffinato.
Lei era contenta, anche se un po' sorpresa di come facesse a sapere del suo nuovo ermellino, ma siccome vide che era già tardi cominciò a prepararsi.
Si mise i vestiti più belli che aveva, un lungo e appariscente vestito rosso ricamato con fili d'oro, una giacchetta blu altrettanto ricamata che le copriva le spalle e una collana preziosissima tutta di perle scure.
Aveva un problema, non ricordava di essersi tagliata i capelli quindi non sapeva cosa fare. Fortunatamente poco dopo arrivò alla soluzione: si mise un velo molto fine che copriva tutto il capo e presa dall'euforia sgusciò fuori di casa, per arrivare in tempo da Leonardo, dimenticandosi di coprire le mani ancora gonfie per il trauma.
Appena bussò, Leonardo, molto accogliente, la fece entrare, le offrì un calice di vino rosso e la fece sedere nella sala di ricevimento cominciando a fare dei discorsi filosofici sulla vita.
Dopo 10 minuti, Leonardo le chiese se le poteva fare un ritratto con il suo animaletto come le aveva domandato nella lettera e lei annuì.
La fece accomodare su un'altra sedia e cominciò a dipingere riprendendo il discorso che stava facendo sulla vita: che a volte bisogna mentire anche se non si vorrebbe... Lei non capiva cosa c'entrasse quel discorso fino al momento in cui, in un angolo piuttosto buio di un'altra stanza, scorse dei vestiti per terra.
Lei li fissò bene esaminandoli solo con lo sguardo, ma dopo poco non aveva dubbi, erano quelli di suo marito!

LUCA FUCCI

Cecilia Gallerani è lei la dama dipinta da Leonardo Da Vinci.

E' ferma e immobile come una statua, insieme al suo ermellino, che guardano il mondo con occhi piccoli, non si sa dove....

Cecilia è una donna bellissima; sempre seria ed educata, poco appariscente. Molti si chiedono ancora, come mai nel quadro abbia così 

tanto fascino, e il perchè di quei meravigliosi abiti che indossa ... e l'ermellino dove l'ha trovato?

Conoscendo le condizioni di famiglia, è chiaro che tutto questo lei non se lo può permettere, cosa c'è dietro la sua storia...

Era nata in un paesino della Lombardia, vicino Milano, e viveva con la sua famiglia numerosa. Durante la sua infanzia, a causa di una 

malattia sconosciuta, la madre morì e fu un dolore immenso per Cecilia; ma l'evento che cambiò la vita di Cecilia, fu la morte del padre, 

che intanto si era risposato, con una donna cattiva e crudele, madre di due figlie viziate. Insieme a questi casi, ce ne fu un altro, il cambiamento di casa; la matrigna la portò a vivere in una casa fatiscente e orrida, e un altro dramma si scatenò in lei: abbandonare la cascina dove viveva prima, e dove aveva trascorso la sua infanzia. 

I suoi occhi divennero tristi come una tempesta in autunno; il suo cuore era improgionato dentro una gabbia, senza chiave. 

La nuova casa si trovava a Cremona. La città non era male, ma i giorni per lei passavano lenti, come se non finissero mai. Una mattina di primavera, la madre e le due sorellastre la lasciarono sola in casa a pulire, mentre loro andavano al mercato. A Cecilia non dispiaceva, anzi avere un pò di pace, senza le due sorelle dispettose, le faceva piacere.

Mentre era intenta a rimuovere la polvere dai muri, le cadde un occhio su un mobile, quasi bizzaro; era scheggiato e tappezzato di fori, e all'interno di uno di essi luccicava una fioca luce.

Cecilia si avvicinò, e tutt'un altro, uno strano animaletto, ne uscì fuori. Riconobbe subito che non si trattava di un grosso topo di quelli che si intrufolano in casa, e non vanno via finchè non li butti fuori tu, ma di un buffo animaletto: un ermellino, con orecchie piccole, muso curioso e occhi luccicanti come il fuoco. Se ne stava lì, accucciato e spesso tirava su il naso.

Cecilia di sedette. Lui si avvicinò a lei, la fissò, e con un balzo le saltò in braccio. Aveva il pelo morbido e nonostante fosse stato in quell'armadio sporco, era soffice; Cecilia amava gli animali e la natura e  pensò di tenerlò con se, ma pensando alle reazioni che avrebbero avuto le sorelle alla sua vista, decise di nasconderlo, in modo che nessuno, nemmeno la mamma, potesse vederlo.

Si rimise subito a pulire, altrimenti l'avrebbero punita e aprì l'armadio per spolverarlo: colori accesi le offuscarono la vista e bellissime decorazioni le apparvero davanti. 

Erano vestiti di princesse, sicuramente già indossati, ricoperti di sporco, ma ancora bellissimi! Non esitò, li tirò tutti fuori per vederli, mentre l'ermellino faceva un pisolino sul suo letto. Rimase scioccata nel vederli, ma non ebbe il tempo di indossarli, che le sorelle e la madre tornarono. Non salirono in camera sua per fortuna, ma per sicurezza nascose anch'essi. 

Ogni volta che le due sorellastre uscivano lasciandola sola in casa e la madre andava al lavoro, lei indossava gli abiti, prendeva in braccio l'ermellino, e canticchiando le poche parole di una canzona che conosceva, ballava dolcemente. Si perdeva nei suoi sogni, immaginando di avere accanto un bellissimo principe e a volte non finiva in tempo le pulizie.

Un giorno, quando in casa non c'era nessuno ed erano tutti in vacanza in un paese molto lontano, Cecilia con molto coraggio, indossò i bei vestiti, prese l'ermellino e il capotto e uscì di casa, di nascosto.

Non la conosceva nessuno in paese, solo una signora anziana molto pettegola, ma che per fortuna era cieca e non poteva vederla. Così maestosamente, se ne andò in giro per la città, fingendosi una nobile di gran gusto; passava di lì un giovane uomo. Lei aveva solo 14 anni, ma nel vedersi i due si innamonarono.

Non accadde nulla, finchè l'ermellino, deciso, si precipitò nella folla. Il ragazzo lo fermò, e con molto fascino glielo porse.

Cecilia, molto intimidita si avvicinò, e il giovane restiruendole l'ermellino si presentò. Era il signore di Milano, Ludovico. Con sua grande sorpresa, Cecilia, nel sentire quel nome, si spaventò! 

La madre le aveva sempre raccomandato che per vari motivi, forse perchè parecchie volte aveva truffato la sua famiglia, doveva stargli lontanto. Non ebbe nemmeno il coraggio di parlare e dalle mani le scivolò il cestino, dal quale cadderò quattro mele rosse, che erano il suo pranzo settimanale e con molta velocità si mise a correre. Il conte la inseguì, ma niente, non la trovò. Tutto il paese li aveva visti e in giro già si diceva che il signore di Milano era un ganzello, perchè inseguiva le ragazze.

Con molto solievo, tornò a casa. Non aveva detto il suo nome, ma se Ludovico l'avresse vista in giro, l'avrebbe sicuramente riconosciuta. 

Passarono i giorni e per Cecilia diventò un ossessione aver conosciuto Ludovico; non capiva se era amore, o paura. 

Quindi era innamorata? Per i primi giorni restò un mistero, ma poi capirono entrambi che non potevano vivere l'uno senza l'altro...

Non riusciva a dormire, si svegliava nella notte e fissava la luna, mentre la luce candida le accarezzava il viso. Una mattina, mentre osservava i primi raggi del mattino assieme al suo ermellino, Ludovico la vide. Fu un bene per lui che tutto felice, in presenza di Leonardo, le fece fare un ritratto, che poi avrebbe portato sempre con se.

Tuttavia la ragazza, tragicamente innamorata di Ludovico, fu distrutta dalla notizia che si sarebbe dovuta sposare al più presto possibile col conte Bergamini di Cremona con cui i genitori avevano stipulato un contratto.

La notizia si diffuse in paese, e alla notizia Ludovico, non solo cadde in una lunga depressione, ma buttò il quadro in uno sporco vicolo della città.

I due non si videro per tanto tempo, finchè un giorno, una strana signora, appoggiata vicino a un pozzo, vedendo passare di lì le due sorellastre,  chiese loro una mano per prendere l'acqua.

Per ingannarla, le chiesero di tirare fuori tutti i suoi soldi con i quali avrebbero fatto un trucco, ma, in men che non si dica, glieli rubarono. 

Cecilia che passava di lì, la vide sdraiata per terra; corse subito in suo aiuto e vedendola molto affaticata le tirò su velocemente una brocca piena d'acqua e piano, piano la dissetò.

L'anziana signora la ringraziò, e le raccontò la vicenda appena accaduta; lei capì subito che erano state le sue sorellastre. Cecilia vide la donna così affaticata e alla fine dei suoi giorni, così per farle comprare qualcosa da mangiare e per farle vivere i suoi ultimi giorni con gioia, le regalò il suo ermellino.

La vecchietta, molto felice, le regalò una collana con sopra uno strano disegno, e le disse che quello era il simbolo della speranza.

Le due donne si abbracciarono e poi ognuna andò per la sua strada.

Cecilia aveva donato l'ermellino, perchè ormai aveva perso tutte le speranze: non aveva più i suoi genitori, la sua matrigna era una strega e aveva perso l'uomo della sua vita.

Spesso guardava la collana e sospirava; un giorno la strinse così forte, da spezzarla. 

Aspettò un attimo ma non successe nulla...poi d'un tratto, qualcuno bussò alla porta. Con molta fatica andò ad aprire, e davanti a lei apparve un maestoso cavallo bianco, con zoccoli luccicanti e una criniera maestosa; su di esso sedeva Ludovico, con in mano un cestino pieno di mele, e nell'altra portava l'ermellino... questo per spiegare che dopo tutto, la speranza c'era ancora...

 Maria Grazia Russo

 Ora mi trovo qui, pochi giorni prima della mia morte, ma non dovrei, non dovrei raccontarvi la vera storia dell’affascinante, bellissima dama con l’ermellino che da generazioni si tramanda nella mia famiglia e ogni primogenito racconta la vera e verissima storia al suo primo figlio, io essendolo conosco perfettamente la storia e fra poco la conoscerà il mondo intero.  La donna , la quale si chiama Cecilia Gallerani, dipinta da Leonardo da Vinci nel suo celebre quadro, è una donna affascinante, che con la sua bellezza riesce a ingannare le persone. Cecilia è molto alta, magra e riesce a valorizzare il suo fisico con i colorati vestiti che indossa; ha un viso piccolo, lisci capelli lunghi marroni le incorniciano il viso splendidamente, due occhi grandi a mandorla sono accompagnati da ciglia lunghe e una bocca piccola con le labbra carnose ha forma di rosa. Cecilia nei movimenti è sempre lenta e dolce; in ogni gesto che fa è molto delicata e si rivolge agli altri sempre con garbo. Mentre si aggira per le strade di Milano non passa mai inosservata, i suo lineamenti perfetti la rendono singolare, il suo portamento di classe le dona una visibilità non voluta. Cecilia, però, come tutte le donne, nasconde un lato maligno, per difendersi o per difendere le persone che ama arriverebbe anche a uccidere, ma in cuor suo desidera il meglio per tutti. La sua famiglia, è caduta purtroppo in rovina poco dopo la sua nascita. La dama è anche molto coraggiosa, ma il suo coraggio passa in secondo piano considerando la sua singolare intelligenza e la sua sorprendente furbizia. E' molto determinata: quando prende una decisione nessuno le fa cambiare idea. Lei è la vera Cecilia Gallerani, non la ragazza descritta nei libri, io so com’era e ora lo sapete anche voi. Quando suo padre morì, un uomo di nobile famiglia, di nome Tristàn la aiutò economicamente, si fidanzarono ed ebbero un figlio, ma la famiglia di Cecilia decise che,  non piacendogli Tristàn non avrebbero contribuito alle spese per il figlio nato dalla coppia, Cesare. Tristàn si ammalò e infine morì.  Cecilia Gallerani amava suo figlio come nessuna madre ha amato un figlio. Una mattina di agosto, quando il piccolo Cesare aveva già un anno, Cecilia come ogni giorno andò a comprare del cibo e quando tornò… suo figlio non era a casa, nel suo letto c’era un ermellino morto. Quella notte Cecilia decise di dormire per riprendersi dallo schok e quando si svegliò trovò un altro ermellino morto su un tavolo grande, vecchio, fracassato e sbilenco che  in bocca teneva una lettera su cui c’era scritto: SE RIVUOI TUO FIGLIO FRA DUE MESI ESATTI PORTAMI 1000 FIORINI E LASCIALI SU QUESTO STESSO TAVOLO. La donna povera e senza una famiglia non avrebbe potuto avere  i 1000 fiorini; non sapeva cosa fare. Un paio di giorni dopo capì che il timbro della lettera proveniva da un territorio che in passato apparteneva al padre, allora decise di tornare in quel posto a riprendersi ciò che le spettava per legge. Una volta trasferita, decise di capire chi era quell’ infame che le lasciava ogni giorno ermellini morti davanti alla porta.  Stette per più giorni alla finestra ma dopo tanto tempo capì: lui era Ludovico il Moro.  Nella sua testa Cecilia si domandava il perché del gesto orribile che Ludovico aveva commesso e poi capì: Ludovico il Moro era da sempre innamorato di lei, ma Cecilia non lo aveva mai considerato e lui quindi si era voluto vendicare. La dama, molto arrabbiata, decise di diventare l’amante di Ludovico per poi ucciderlo e riprendersi suo figlio, ma prima, per non destare sospetti, avrebbe dovuto pagare i 1000 fiorini. Il giorno della vendetta era arrivato. In quella mattinata di ottobre il sole risplendeva alto nel cielo con quei raggi chiari che trasmettevano energia, serenità, coraggio e allegria, ma nel cuore di Cecilia c’era una tempesta, lei era  impaurita, timorosa,  spaventata e insicura perché non era riuscita a raggiungere 1000 fiorini, ma solo 200. Quella mattina dunque andò a casa di Ludovico per circuirlo e quella notte la dama astuta, lentamente, silenziosamente, con un pugnale dietro la schiena si avvicinò a Ludovico e con la spaventosa arma stava per colpirlo quando…. lui si svegliò e cacciò la donna stupidamente dal retro della casa dove si trovava un nero, sinistro e pauroso  cunicolo. La donna vi entrò e… trovò suo figlio Cesare. Insieme scapparono e lei nascose suo figlio. Fece credere alla gente che Ludovico l'aveva cacciata perché aveva saputo che lei aveva dato  alla luce un figlio due anni prima. La  gente ci credette,a volte credono a tutto ... lei, anni prima, non era ancora l’amante di Ludovico! La donna fece credere, quindi che Cesare fosse figlio di Ludovico. Ludovico, furibondo per il suo orgoglio ferito e senza perdonarsi l' ingenuità decise di ordinare ai suoi fedeli sicari di fare uccidere Cecilia.  Mentre Cecilia camminava per le strade decorate di Milano, con stupendi cornicioni sotto le finestre, porte in marmo o in legno abbellite magnificamente con fiori, piantati fra una casa e l’altra, si rese conto che la stavano seguendo due uomini alti, robusti, con una lunga barba nera  e un’armatura che portava il simbolo degli Sforza e capì che li aveva mandati Ludovico per uccidere lei, suo figlio o entrambi. Cercò di seminarli correndo fra le siepi di un giardino magnifico, a Cecilia sembrava di essere in un labirinto; correva, correva e correva ma aveva perso la strada e non capiva più dove si trovava. Credeva che sarebbe morta lì, ma poi riuscì a trovare la via, purtroppo non aveva seminato gli scagnozzi di Ludovico. Una volta arrivata a casa fece andare suo figlio nell'abitazione della vicina Emilia e  lei salì al piano di sopra, dove furbescamente teneva delle armi molto potenti e quando scese, grazie alla rabbia di una madre ferita, riuscì a conficcare le spade nel cuore degli uomini fino a quando non gli vide l’anima negli occhi. Lei  voleva farli soffrire in modo da fargli capire il dolore che aveva provato lei quando le avevano portato via il figlio. Ludovico continuò ogni giorno a lasciarle ermellini morti in casa. Pochi giorni dopo, mentre Cesare era sempre a casa di Emila, la vicina nonché sua migliore amica, Cecilia, pur non sentendosi molto sicura, decise di uscire di casa per andare a comprare il minimo indispensabile per il pranzo di Cesare. Quando stava tornando a casa, vide altri uomini con la divisa degli Sforza che la seguivano ma questa volta erano 10. La donna si arrese, non aveva più forze.  Si fermò. Si girò.  Fece una preghiera e quando un soldato stava per ucciderla, si materializzò un uomo alle spalle che, con un pugnale, uccise tutti i soldati e salvò la donna. Costui era il conte Ludovico Carminati "il Bergamino".  I due  si innamorarono e il  27 luglio 1492 si sposarono presso la residenza del Bergamino, l'attuale Villa Medici del Vascello in San Giovanni in Croce (Cremona). La donna si trasferì lì in modo da non essere più intercettata da Ludovico. Così fu. Cecilia grazie al marito garantì una vita bellissima al figlio. Sembrava tutto finito,  una mattina di dicembre cadeva una neve  candida, morbida come la pelle di un bambino appena nato, soffice e bianca come il latte, i fiocchi erano piccoli e carini, il vestito nero di Cecilia contrastava con il chiarore della neve.  Cecilia  era molto allegra, ma il suo voltò sbiancò quando vide un ermellino morto davanti alla porta. Non era finita! La donna aveva ignorato gli ermellini per quindici anni! Ormai stanca, Cecilia, una sera, si intrufolò ad una festa francese in maschera organizzata da Ludovico, porto con sé un bicchiere pieno di potentissimo veleno che avrebbe versato nel calice del conte Sforza. Mentre tutti gli invitati danzavano allegramente senza mai scoprire il volto, Cecilia ballò con Ludovico, ma quando gli portò da bere, versò il veleno nel vino e lui cadde a terra, lei si scoprì il volto, glielo mostrò e scappò. Il  27 maggio 1508 a Loches in Francia Ludovico il Moro morì. La donna, soddisfatta tornò a Cremona e visse felice e contenta il resto della sua vita.

La donna con l’ermellino, come ho già scritto, possiamo ammirarla  nel celebre quadro dell’artista Leonardo da Vinci. L'opera viene di solito datata poco dopo il 1488, quando la donna ritrovò Cesare. Poco tempo dopo Ludovico il Moro ricevette il prestigioso titolo onorifico di cavaliere dell'Ordine dell'Ermellino dal re di Napoli e la dama si rese conto che era per quello che lui usava gli ermellini come simbolo. La donna nel quadro si fece dipingere con i vestiti che indossava quando aveva ritrovato Cesare, col velo che le aveva regalato il suo sfortunato amante Tristàn e con l’ermellino che simboleggiava suo figlio, la persona per cui Cecilia aveva rischiato la vita, la persona per la quale Cecilia viveva e … con la mano di Ludovico il moro, la mano che aveva rapito suo figlio, la mano che aveva rinchiuso suo figlio in un cunicolo, la mano con cui aveva bevuto quel veleno. Ma in quel quadro , in realtà, era dipinta anche una finestra che rappresentava Ludovico che con una spada uccideva un grazioso ermellino. Col passare degli anni la nobile famiglia Sforza l'aveva fatta coprire di nero perché danneggiava l’orgoglio della famiglia. Tutti noi in quel quadro vediamo bellezza e fascino, ma in realtà in quel quadro sono nascoste la sofferenza e la paura di mia madre.
FRANCESCA FANELLI

Era una bellissima giornata di primavera , alquanto soleggiata,  si poteva notare il riflesso luccicante del cielo in ogni singolo specchio d’acqua , in lontananza si notava il bellissimo castello della Belle Feroniere costruito con ogni genere di pietra dal marmo al granito con quattro torri che si ergevano su tutta la valle , bella e rigogliosa; le montagne erano coperte di splendidi  boschi di conifere , qualche volta  passavano davanti al castello  cervi , scoiattoli e pecore. Si potevano trovare tutti i generi possibili e immaginabili di fiori, dalle primule ai tulipani, dai gigli alle violette .

Lavorava lì nel castello una bella cameriera dagli occhi scuri e i capelli castani, ma per lei le cose erano molto più complicate,  vestiva di stracci con una ridicola cuffia in testa.

Ella doveva pulire ogni singolo angolo del castello e come se non bastasse doveva occuparsi anche dell’ immenso giardino, a volte perdendosi  in quel labirinto di cespugli altissimi e inestricabili di spine , come un cigno  meraviglioso e dall’aspetto regale fuori, ma aggressivo e feroce dentro.

Un giorno, stanca di stare agli ordini della Belle  Ferroniere,  durante una cena fece cadere il vassoio e formulando inaspettatamente un incantesimo , la trasformò  in un quadro, lasciando accasciati a terra  i suoi vestiti .

Cecilia Gallerani li indossò senza scrupoli passando molto tempo nei panni di una ricca signora .

Una mattina abbastanza piovosa ,  un uomo  non molto alto  con i capelli marrone scuro, Ludovico il Moro, entrò nel castello e non appena vide la  bella dama se ne innamorò perdutamente , ricambiato anche lui, ma ormai Cecilia era già sposata, per interesse, con un uomo alto e avido,  il conte Bergamini  di Cremona. Così , con un altro incantesimo , trasformò il marito in  un esemplare di ermellino, bianco come la neve e dagli occhi rossi e profondi come il sangue, simbolo di intelligenza e castità.

Leonardo,  passando di lì vide la dama di incantevole bellezza e le chiese  se poteva fargli un dipinto, lei accettò .

Le chiese di voltarsi verso la porta e prendere in braccio l’ermellino; in men che non si dica , la tela fu pronta : era bellissima.

Quando la dama morì, tutti gli incantesimi svanirono e la storia si concluse col matrimonio tra la  Belle Ferroniere  e il conte Bergamini di Cremona.

 D’amore Alice

Nella grande epoca del 1400, al tempo delle signorie d’Italia, c’era una bellissima dama di Cremona di nome Cecilia Gallerani che, grazie alla sua bellezza, fu dipinta nell’opera d’arte di Leonardo da Vinci. Cecilia aveva i capelli come il colore del suo velo, cioè il miscuglio tra tutti i colori delle foglie d’autunno che cadono svolazzando a zig-zag fino a terra. Aveva una collana fatta a pallini di pietra preziosissima leggera e un mantello blu, come le acque del mare che ondeggiano in superficie. E poi un vestito rosso con dei ricami in oro. Suo marito Bergamini possedeva un castello enorme che se una persona estranea lo vedeva per la prima volta, scappava via a gambe levate per la paura. Era il più grande di tutti, escluso il Castello Sforzesco, dove risiedeva infatti Sforza, un grande amico di Bergamini,con cui aveva combattuto numerose guerre. E in questo periodo di tempo, quando suo marito era in guerra, lei aveva una gran paura di stare in quel super castello da sola, per fortuna che le faceva compagnia il suo ermellino. Ogni giorno, come sempre, suo marito andava a Milano al castello Sforzesco ad aiutare Ludovico il Moro a rifinire gli ultimi affari della città, essendo Bergamini il conte di Cremona e quindi uno dei più importanti vassalli di Ludovico della zona di Milano e confini. A volte andava in guerra, quando Firenze o Napoli  si scontravano contro Milano, una delle signorie più forti di quei tempi, per conquistare il territorio.

Un giorno, nel castello, quando la stupenda dama era  sola con il suo immancabile ermellino, stava cucinando per la cena, sentì un tintinnio, proveniente dal piano superiore, di una finestra aprirsi. Lei credeva che fosse come al solito uno di quegli uccelli che svolazzando dal suo giardino pieno di labirinti finiscono con il becco sulla finestra, ma invece un uomo grosso, massiccio e barbuto assomigliante a una scimmia, in punta di piedi scese le scale piano piano e si nascose per un secondo dietro la parete. Nel momento in cui vide lei girarsi dall’altra parte per apparecchiare lui le saltò addosso, le tappò la bocca e la porto chissà dove…Quando il signor Bergamini tornò nel mega castello molto spossato, entrò in una stanza buia, illuminata  solo in parte  da alcune candele che emettevano una luce molto fioca, subito chiamò la moglie, ma non ricevette risposta e dopo due o tre volte che ripeté la stessa cosa iniziò a preoccuparsi, e a cercarla in tutto il castello. Dopo quattro ore di ricerca andò da Sforza che gli propose di aiutarlo a cercare la donna. Ludovico ordinò a Leonardo da Vinci, che a quel tempo era a Milano, di dipingerla con l’ermellino in mano, perché la notizia si diffondesse in tutta la zona. Quindi grazie a  questo dipinto,  attaccato fuori dal castello Sforzesco, chi passava  magariavrebbe potuto riconoscerla. Comunque poi, diventata l’opera d’arte più bella del mondo, la rimisero all'interno del castello. Bergamini la cercò in tutta Italia, rischiando moltissimo e non la trovò, ma nella strada del ritorno ad un certo punto dall’altra sponda del fiume Bergamini la riconobbe, era in braccio ad un altro uomo, tristissima perché rapita. Quando sentì la voce di suo marito si alzò in piedi con un balzo eccezionale e corse verso di lui, ma il barbuto l’afferrò strattonandole il vestito; con un coltello in mano e dopo neanche un secondo si uccise, ma insieme a lui anche la dama e Bergamini non potendo impedire niente si accasciò a terra e rimase sotto shock e pianse tutte le lacrime del mondo.
Nello sfondo del quadro che Leonardo da Vinci dipinse di nero, ci dovrebbe essere il barbuto che la stava per portare via!

FEDERICO LUGETTI

Questa storia è iniziata quando è nato un ermellino, che aveva scritto il suo destino a 2 anni, quando mangiò il fratello. Sua madre era sconvolta e lo cacciò dalla tana per non rivivere l’esperienza.
Da allora, quell’ermellino cominciò a vivere solo di crimini. Quel piccolo, dolce, furbo animale aveva il pelo dorato e denti aguzzi più di quelli di uno squalo bianco gigantesco, ma un carattere docile  e una calma apparentemente imperturbabile che però era spezzata da  strani e senza causa impulsi di rabbia.
Ormai arrivato a 4 anni di crimini, il piccoletto decise di andare a rubare in  casa di una ragazza quasi adulta che era  appena
tornata dal viaggio di nozze con suo marito che era il conte di Cremona e si chiamava Bergamini.
L’ermellino aveva un piano che iniziava con l’essere accolto nella casa. Ci riuscì in poco tempo perché ebbe fortuna.

Quando la ragazza aprì la porta e vide l’ermellino solo e soletto decise di portarlo con sè in casa per non farlo morire di freddo in giardino e così il piano del furbo ed aggressivo ermellino continuò senza problemi.
La ragazza si chiamava Cecilia, era bella, con  vestiti che degli agricoltori qualunque si sognerebbero di indossare per tutto l’arco della giornata. La dolce, gentile, delicata ed elegante dama si presentò e gli disse il suo nome, ma siccome l’ermellino non aveva un nome, Cecilia glielo diede e fece una presentazione come se stesse per andare sul palco per recitare : ”Signore e signori ecco a voi il più carino, il più dorato, il più speciale, l’unico ed inevitabile Pepino”.

Il dolce Pepino dovette sopportare due giorni di moine, ma una sera  Cecilia andò a cena fuori e così si mise all’opera, cercando, cercando, cercando in tutte le camere da letto, in tutti i cassetti e persino in soffitta. Pepino non si diede per vinto e decise che doveva interrogare Cecilia che era la più debole tra i due.

Si appostò dietro alla porta d’ingresso e sorprese Cecilia alle spalle. La stava per uccidere, ma una voce familiare gli rimbombò nella mente, l'aveva già sentita, era la voce del suo padrone Bergamini, ora si ricordava tutto.

Il conte Bergamini, alto, non molto pacifico, lo fermò con lo sguardo colse l'occasione per spiegare a Cecilia che lui non la amava, non gli interessava il suo amore, ma che era stato costretto a sposarla da suo padre perché l’ex conte di Cremona, padre di Bergamini voleva estendere il suo regno anche con un terreno agricolo di misere dimensioni. Così aveva architettato di farla morire per  sposare la donna amata.
Cecilia però dopo tutto questo discorso non aspettò nemmeno un secondo per aprir bocca e ribattè dicendo che sapeva, sapeva tutto quello che suo marito gli aveva detto in precedenza. La frase che disse dopo però fece ridere Bergamini che poi ebbe la peggio perché Cecilia disse che aveva trattato con cura  Pepino per non farsi uccidere e compiere l’orrendo crimine che lui si era proposto.

Bergamini scoppiò a ridere, Pepino intanto era arrivato ai suoi piedi, faceva la faccia triste; Bergamini si chinò per farlo salire sulla sua spalla, ma Pepino  si scatenò e mangiò l’orecchio a Bergamini che non fece tempo a urlare dal dolore e  morì dissanguato a causa della ferita all’orecchio.

Dopo un po’ di giorni arriva a Cecilia una strana lettera in cui le veniva chiesto di farsi ritrarre assieme ad il suo nuovo ermellino che, all’autore della lettera, sembrava meraviglioso, una vera creatura di Dio, oppure bere un thè per conoscersi meglio.
Cecilia scoprì l’autore della lettera: era LEONARDO DA VINCI; informandosi su chi fosse questa persona, scoprì che era un pittore professionista.

Così decise di farsi fare un quadro, si mise in posa e rimase così per 5 ore; il dipinto era pronto.
Cecilia fece i complimenti a Leonardo e si tenne il quadro che rimase nella sua famiglia per secoli, secoli, secoli, secoli………..
MICHELE CAVICCHIOLI

Lo sguardo fisso nel vuoto a cercare qualcosa che non esiste, forse la paura o forse il destino, la bestiola lo segue. Vestiti nobili, ornamenti costosi, veli adorni, ma la cosa più strana è una grossa e curva mano da uomo su una galante e affascinante dama con l’ermellino. Cecilia, così si chiama la ragazza dagli occhi incantati, è una donna che nasconde un segreto ormai disperso nel tempo, che pur antico, ha portato molti sapienti studiosi e critici d’ arte a Cracovia per svelare questo temuto e inconcepibile arcano.

A Cracovia, da un certo ticchettio di orologio, succedono delle cose alquanto strane; sono stati ritrovati al museo dei cadaveri umani maciullati, sembrerebbe che l’omicida abbia usato dei coltelli, quindi trattasi di macabri delitti. Per questo spettrale caso è stato chiamato l’investigatore John Allei, un signore vestito con camicia e cravatta azzurra e blu che vanno a morire sotto la fibbia di una stretta cintura di un rosso scuro che lega il corpo del detective con le sue muscolose gambe ricoperte da una seta leggera e nera. Quest’ uomo è il detective più intelligente e più stimato del suo favoloso distretto situato nei quartieri malfamati di Chicago.

Il viaggio in aereo, durato quasi otto ore e fatto in prima classe pagata dallo stato, è stato molto noioso per una serie di scali e anche molto lungo, ma Allei, deciso a non fermarsi un attimo, appena scese da quel maledetto aereo,  decise di andare subito sul luogo del delitto per indagare sul caso.

Trovatosi lì diede un’ occhiata ad uno dei cadaveri mal ridotti e vide che sulla mano destra era appoggiato un ermellino di pelle nera identico a quello del quadro della dama. Controllò anche le altre mani dei cadaveri e chi sulla destra e chi sulla sinistra l’ermellino era sempre sulla mano.

In giro per la spaventata città giravano delle misteriose leggende metropolitane, ma quella che Allei aveva preso di più in considerazione, anche se pure questa era poco credibile, gli era stata raccontata da un vecchio signore ricoperto da un telo azzurro sfumato con un bianco opaco sporcato di un qualcosa che probabilmente era vomito. La leggenda diceva che la dama si sia risvegliata ed è ritornata per la sua atroce vendetta. Essa si era fatta dipingere da Leonardo da Vinci con un bianco ermellino, simbolo di purezza, con qualche cosa di misterioso sullo sfondo, che però adesso era ricoperto da un smorto e ruvido nero.

Allei, dopo lunghi giorni di riflessione, riuscì nell’ intento di trovare una spiegazione a tutto ciò. Quindi il giorno seguente, un giovedì più caldo di quelli soliti, decise di mettersi al lavoro e mise un bianco manichino di fronte al quadro, aspettò qualche secondo e tutto avvenne all'improvviso: il manichino venne abbagliato da una trasparente luce rossa e subito dopo cadde a terra completamente diviso in due, il caso era stato svelato ma il colpevole non era ancora stato sconfitto. Era la prima volta che  Allei si trovava in difficoltà, restò piettrificato fino a che un suo amico lo spaventò dandogli un colpo con le mani sulla sua schiena ingobbita. Egli si spaventò e da lì capì che il quadro si era personificato e, se fosse stato veramente così anche lui avrebbe potuto fargli uno scherzo, proprio come il suo spiritoso amico. Infatti diede inizio a dei lavori che consistevano nell' asportare lo sfondo nero dal retro del quadro. Il giorno seguente ancora, era un venerdì, un giorno molto freddo, ma Allei aveva caldo lo stesso  per tutta la tensione e tutta la responsabilità che aveva addosso. Il piano ebbe estremamente successo e dopo di che lì a Cracovia non ci furono più problemi con la dama, ma rimasero sempre i misteri della mano da uomo e del suo sguardo perso nel vuoto.

Probabilmente nessuno li svelerà mai.

YURI ZENZALARI