Cassina De Pecchi

Il Comune di Cassina De Pecchi, con gli stessi confini di oggi, nasce nel 1870, dalla fusione di 3 comuni rurali: Sant’Agata, Cassina e Camporicco.                                  La zona era già abitata in epoca preromana da tribù celtiche o liguri, in seguito fu conquistata dai romani che impiantarono delle aziende schiavistiche.                   Dopo le invasioni barbariche, e quindi la fine dell’impero romano, il territorio passa in mano a più feudatari: i Marliani Visconti, i Trivulzio, gli Stampa e i De Leyva. Fra essi i Conti Pecchio di Firenze che acquisiscono il feudo nel XIV, che attribuiscono poi il nome al territorio.                                                                   Cassina oltre ad essere organizzata da gruppi di contadini comprendeva anche istituzioni religiose e ordini monastici.                                                                           Dal punto di vista economico, il territorio si sviluppa soprattutto dalla seconda metà del ‘400 sotto la Signoria degli Sforza.
Ne è causa ed effetto il naviglio della Martesana, che dal 1470 diventa navigabile fino a Milano. La prosperità economica si rispecchia nella nascita, con la seconda metà del Seicento, della cascina lombarda dalla caratteristica forma a corte e dalle dimensioni imponenti. Lo sviluppo prosegue con le grandi innovazioni tecnico-idrauliche del Settecento e con l’oculata gestione della dinastia Asburgo, fino a tutta la metà dell’Ottocento.
Con la nascita del Regno d’Italia Cassina de’ Pecchi conferma il suo status amministrativo di Comune e ingloba, nel 1870, il Comune limitrofo di Sant’Agata, mentre quello di Camporicco era già stato fuso con Cassina nel1841.                                                                                                      

Tale posizione di supremazia, rispetto agli altri comune rurali della zona, deriva a Cassina da una posizione più favorevole – come stazione “di posta e di cavalli” - rispetto alle grandi vie di comunicazione, come quella di Milano - Venezia.              La rivoluzione industriale non tocca il territorio fino al secondo dopoguerra. Con il boom economico degli anni ’60 e la costruzione delle linee celeri dell’Adda, Cassina conosce un primo, tumultuoso sviluppo industriale e un grande incremento demografico, dovuto sia alla popolazione locale sia all’arrivo di grandi masse operaie da altre parti d’Italia. La cittadina passa dai 2960 abitanti del censimento del 1961 ai 5503 del 1971. Il collegamento con la metropolitana, alla fine degli anni ’70, provoca un secondo sviluppo, sia economico che demografico, che si riflette anche nello sviluppo dei servizi offerti dal Comune alla cittadinanza. Nel 2000 Cassina si gemella con la cittadina francese di Elancourt e con quella greca di Achillyon. La sua storia si apre all’Europa unita.                                                        

Il logo

 

 Il logo del Comune di Cassina de' Pecchi, concesso all'Ente nel 1932, ha una corona raffigurante una torre a merli e  uno  scudo diviso in 2 parti.
Nella parte superiore sono raffigurate 2 api dorate su fondo rosso. Nella parte inferiore è invece raffigurato, su sfondo ocra, un albero sorgente da un prato verde. A sua volta lo scudo ha ai suoi fianchi due ramoscelli, uno di alloro (a sinistra) e uno di quercia (a destra), che nella parte bassa risultano legati da un nastro a fiocco. L’elemento distintivo e originale dello stemma è la presenza delle api.Esse derivano dal passaggio della proprietà del feudo di Cassina, nel XIV secolo, ai Conti Pecchio di Firenze. Infatti lo stemma nobiliare dei Conti Pecchio reca nella parte superiore due api dorate su fondo rosso.
Gli altri elementi sono evidentemente dovuti ad un’elaborazione successiva e molto più recente dell’immagine. Si tratta infatti degli stessi elementi presenti in moltissimi loghi comunali italiani, come simboli di gloria  (l’alloro), forza (la quercia), prosperità (l’albero) e autonomia (la corona a merli).

Andrea Scaramozzino