Malala e il diritto all'istruzione

convenzione diritti dell'infanzia

Covatta legge la Carta dei diritti dell'infanzia.

“Mi chiamo Malala, sono nata a Mingora, nello Swat…” racconta


Mi chiamo Malala, sicuramente saprete già chi sono.

 

Io sono “la ragazza a cui hanno sparato in testa”, ma a me non piace questo titolo, io vorrei essere ricordata come “la ragazza che ha combattuto per l’istruzione delle donne e dei bambini”.

 

Sono nata a Mingora, nello Swat la mia bellissima valle, un’immensa distesa verde disseminata di fragili e timidi fiori di campo che formano puntini gialli e rosa in un mare verde.

 

I fiumi che attraversano la valle sono limpidi e freschi e scrosciano sulle rocce, formano schizzi e goccioline trasparenti che rimbalzano allegramente sui massi.

 

Nella mia valle c’è una fresca brezza che scende dalle montagne, accarezza leggermente l’erba facendola ondulare dolcemente. Quando abitavo ancora in quel posto, il vento mi portava il profumo dei fiori e l’odore pungente dei pini, sulle massicce montagne che sorvegliano attente la valle.

 

Quando ero piccola, nelle sere d’estate andavo insieme ai miei fratelli nei prati dietro casa per cercare di prendere le lucciole che illuminavano ancora di più il cielo insieme alle stelle che ci guardavano dall’alto formando una luce argentea  che rendeva il posto ancora più bello.

 

Ci divertivamo a saltare nell’erba che faceva solletico sulla pelle cercando di prendere le lucciole che disegnavano grandi cerchi in aria come se stessero danzando.

 

In quelle sere mi rendevo conto di quanto ero fortunata a fare parte della mia famiglia, infatti noi siamo diversi dai nostri vicini e dalla maggior parte delle persone del Pakistan.

 

Nella nostra famiglia le donne hanno la stessa importanza degli uomini.

 

Mio padre rispetta moltissimo mia madre, non ha mai alzato un dito su di lei e le racconta tutto, anche se lei è analfabeta, invece con me mio padre è affettuoso come con i miei  due fratelli, Otal e Khushal: lui è il fondatore della mia scuola. Una scuola femminile che permette anche alle ragazze di ricevere un’istruzione di qualità.

 

A me piace moltissimo andare a scuola, mi piace conoscere e imparare cose nuove. Secondo me è importantissimo andare a scuola perché ti permette di coltivare i tuoi sogni e poi magari in futuro, grazie all’istruzione ricevuta, potrai realizzarli.

 

E io non riesco a capire il motivo per cui i talebani non vogliano mandare a scuola le ragazze musulmane: noi donne siamo ugualmente esseri viventi, facciamo le stesse cose che fanno gli uomini: respiriamo, mangiamo e beviamo proprio come loro.

 

Ed è proprio questo il motivo per cui i talebani mi hanno sparato: perché andavo a scuola.

 

Per le persone che vengono dall’Occidente sembrerà una cosa insensata e assurda punirmi per vietarmi di andare a scuola, ma per la mia gente è un reato gravissimo.

 

9 ottobre 2012: questa è la data di quando ho lasciato la mia amatissima valle, ed è il giorno in cui un talebano mi ha sparato in testa, quando ero sul pullman insieme alle mie compagne.

 

E ora vico a Birmingham, in Inghilterra.

 

Il rumore caotico della città mi circonda, non come nella mia valle dove regnava un silenzio pacificato che circondava il posto rendendolo magico.

 

L’unico suono che si sentiva era lo scrosciare delle acque, il cinguettio degli uccelli e il “friu friu” delle cicale.

 

Qua invece sono circondata dai clacson rumorosi e veloci auto che percorrono in pochi secondi il tratto di strada davanti a casa mia.

 

Nei pomeriggi che passo nella mia stanza mi rendo conto di quanto è vario il mondo e penso sia una fortuna enorme che bisogna imparare e conservare e rispettare.

 

Io qui vado a scuola, studio le stesse materie delle mie amiche che sono nello Swat, ma in modo diverso: qui tutto è così moderno.

 

Tutti gli alunni hanno un computer portatile che gli serve per studiare. Persino l’illuminazione è così differente: mia mamma è rimasta scioccata quando ha visto che bastava schiacciare un interruttore per accendere la luce senza bisogno di lampade ad olio!

 

Qui non ci manca niente, abbiamo tutto quello che una persona possa desiderare, eppure io mi sento vuota.

 

Il mio paese, la mia valle, la mia casa mi mancano moltissimo, perfino l’odore sgradevole del fiume che la attraversa.

 

Mingora mi manca! Io penso che finché non tornerò nel Pakistan non riuscirò a colmare quel vuoto, come ad un puzzle a cui manca un pezzo, e il mio pezzo mancante si trova là tra i prati dello Swat, la mia storia disseminata tra i massi e i terreni, e ad ogni cosa di quel posto è legato un ricordo e se li mettiamo insieme formano il quadro della mia vita.

Sara Luraschi, 2C, 3 dicembre 2013

Articolo 28 (Educazione)

 

1. Gli Stati parti riconoscono il diritto del fanciullo all'educazione, e in particolare, al fine di garantire l’esercizio di tale diritto in misura sempre maggiore e in base all’uguaglianza delle possibilità:

 

a)rendono l'insegnamento primario obbligatorio e gratuito per tutti; 

 

b)incoraggiano l’organizzazione di varie forme di insegnamento secondario sia generale che professionale, che saranno aperte e accessibili a ogni fanciullo, e adottano misure adeguate come la gratuità dell’insegnamento e l’offerta di una sovvenzione finanziaria in caso di necessità;

 

 c)garantiscono a tutti l’accesso all’insegnamento superiore con ogni mezzo appropriato, in funzione delle capacità di ognuno;

 

 d)fanno in modo che l’informazione e l’orientamento scolastico e professionale siano aperte e accessibili a ogni fanciullo;

 

 e)adottano misure per promuovere la regolarità della frequenza scolastica e la diminuzione del tasso di abbandono della scuola.

 

 

 

2. Gli Stati parti adottano ogni adeguato provvedimento per vigilare affinché la disciplina scolastica sia applicata in maniera compatibile con la dignità del fanciullo in quanto essere umano e in conformità con la presente Convenzione.

 

 

 

3. Gli Stati parti favoriscono e incoraggiano la cooperazione internazionale nel settore dell’educazione, in vista soprattutto di contribuire a eliminare l’ignoranza e l’analfabetismo nel mondo e facilitare l’accesso alle conoscenze scientifiche e tecniche e ai metodi di insegnamento moderni. A tal fine, si tiene conto in particolare delle necessità dei paesi in via di sviluppo.

 

 

 

Articolo 29 (Educazione)

 

 

1. Gli Stati parti convengono che l’educazione del fanciullo deve avere come finalità:

 

a)favorire lo sviluppo della personalità del fanciullo nonché lo sviluppo delle sue facoltà e delle sue attitudini mentali e fisiche, in tutta la loro potenzialità;

 

b)sviluppare nel fanciullo il rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e dei principi consacrati nella Carta delle Nazioni Unite;

 

c)sviluppare nel fanciullo il rispetto dei suoi genitori, della sua identità, della sua lingua e dei suoi valori culturali, nonché il rispetto dei valori nazionali del paese nel quale vive, del paese di cui può essere originario e delle civiltà diverse dalla sua;

 

d)preparare il fanciullo ad assumere le responsabilità della vita in una società libera, in uno spirito di comprensione, di pace, di tolleranza, di uguaglianza tra i sessi e di amicizia tra tutti i popoli e gruppi etnici, nazionali e religiosi e delle persone di origine autoctona;

 

e)sviluppare nel fanciullo il rispetto dell’ambiente naturale.

 

 

 

2. Nessuna disposizione del presente articolo o dell’art.28 sarà interpretata in maniera da nuocere alla libertà delle persone fisiche o morali di creare e di dirigere istituzioni didattiche, a condizione che i principi enunciati al paragrafo 1 del presente articolo siano rispettati e che l’educazione impartita in tali istituzioni sia conforme alle norme minime prescritte dallo Stato.

 

 

Costituzione Italiana

 

Articolo 33

L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.

La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.

 

Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.

 

La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.

 

E` prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l'abilitazione all'esercizio professionale.

Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.

 

articolo 34

La scuola è aperta a tutti.

L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.

 

I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.

La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.